Abba Elio Bonomi e gli Amici del Sidamo
La nostra storia nasce da un legame, da un'amicizia che ha spinto alcuni giovani a sostenere don Elio Bonomi, un prete salesiano bresciano, nella sua missione in Etiopia.
Chi sono gli Amici del Sidamo
Gli Amici del Sidamo sono un movimento di ragazzi giovani e meno giovani che cercano di andare controcorrente spendendo il proprio tempo libero e le proprie energie nell’aiutare i poveri dell’Etiopia.
Oltre a prestare servizio in Etiopia con volontari in diversi progetti, organizzano campi di lavoro come raccolta ferro e carta, pulizia di sentieri o torrenti, taglio della legna e quanto altro che la fantasia e la Provvidenza permettono loro di fare.
Credono nell’amicizia e nel carisma di Don Bosco per essere vicini ai giovani e a i poveri in Italia come in Etiopia.
Per sentirsi liberi ed essenziali non possiedono strutture, uffici, impiegati o strategie di comunicazione.
Da alcuni anni si sono costituiti in Associazione In Missione ODV.
La nascita degli Amici del Sidamo
Dieci ragazzi si radunano a Parma per la prima volta nell’aprile del 1983. C’è con loro anche l’Ispettore don Giovanni Battista Bosco. Il grande sogno è di fare di questi giovani dei veri protagonisti della missione salesiana, di offrire loro la possibilità di coltivare, in missione, la loro vocazione di servizio ai poveri. Questa iniziativa dei giovani dà ai salesiani una nuova iniezione di entusiasmo e di voglia di fare. Con l’allestimento della Scuola Tecnica si sviluppa passione educativa e pastorale in senso lato, oratorio, catechesi, gruppi di giovani. È sempre abba Elio, lo scrivano della comunità. Scrive a don Tone Bresciani, missionario in Ecuador.
“Un’esperienza che sta attaccando e sta portando già i suoi buoni frutti, è quella che ho iniziato tre mesi fa e che consiste nell’andare la domenica dopo la messa, con gli uomini e coi giovani, a costruire o ricostruire ‘gratis’ le capanne dei più poveri diavoli. All’inizio, hanno fatto un po’ di fatica a mettersi nella prospettiva (per l’estrema indigenza in cui vivono; sono, difatti, portati a rinchiudersi egoisticamente su di sé e a pensare solo ai loro problemi), ma poi pian piano, dietro anche il mio esempio, hanno incominciato a venire e a provare soddisfazione nel ‘lavorare assieme e gratis per i più poveri’…”.